INPS, la croce dei lavoratori di oggi e domani

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Se per caso siete ancora in età lavorativa, vi mancano più 20 anni per andare in pensione e sentite dei forti dolori su tutto il corpo, non vi preoccupate la patologia si chiama Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, o come meglio nota a tutti: INPS.

Mi piacrebbe poter fare ironia su tale argomento, ma dal momento che alla mia generazione (e quelle successive) è stato stimato il raggiungimento della pensione a 71 anni, rido a denti stretti e mi rimbocco le maniche per trovare una soluzione alternativa a me e i miei clienti.

La domanda che molti si pongono è: quanto è grave la situazione da 1 a 10? Beh di certo non esiste una risposta univoca su tutti, ma per chi ha iniziato a lavorare da dopo la riforma del 1995 (o pochi anni prima), il sistema contributivo ha, forse, aggiustato i conti, ma di certo non ha favorito le generazioni future. E quindi? Quanto prendo di pensione? Proviamo a fare due calcoli.

Ipotizzate di aver iniziato la vostra attività lavorativa a 25 anni e di andare in pensione a 67 anni. Avete di gran lunga superato quota 100... ma soprattutto avete versato 42 anni di contributi. Che siate a Partita IVA o dipendenti, ipotizziamo che il vostro contributo annuale INPS sia stato di 8.000€, questo significa che moltiplicato per i 42 anni di contributi, in totale avete versato 336.000€. Se il coefficiente di conversione rimane stabile nel tempo (cosa non garantita dallo Stato, perchè ogni 3 anni viene aggiornata e ultimamente il trend è discendente) è di 0,05575. Si moltiplica questo coefficiente, per quanto avete versato e il risultato è di 19.320€... lordi! Posso percepire lo sgomento sui vostri volti mentro leggete la parola "lordi". Purtroppo è così, perchè sulle stesse imposte voi pagherete altre imposte e quindi a conti fatti diventano 14.790€ netti, vale a dire 1.232,50€ mensili. Per chi è a Partita IVA versare 8.000€ di INPS significa fatturare poco più di 42.700€ annui, quindi si passa da un ingresso medio mensile di 2.500€, compreso di imposte pagate, a meno della metà. Sul lavoratore dipendente i calcoli sono più articolati e variano dalle singole posizioni lavorative, tuttavia i numeri non si discostano più di tanto.

Cosa accadrebbe se invece di versare i soldi all'INPS li versassimo in un fondo pensione? Ipotizziamo di versare sempre 8.000€ annui per 42 anni e che la crescita del fondo pensione sia del 2,75% annuo (crescita modesta). Sul fondo pensione si accumulurebbero 625.000€ (arrotondato per difetto). Togliamo dal nostro capitale finale una tassazione del 9% (superati i 35 anni di adesione alla previdenza complementare si sconta una tassazione del 9%). Il nostro montante netto è di 568.750€. Secondo una rosea prospettiva di vita potremmo pensare di vivere fino a 90 anni, quindi 23 anni da quando si inizia a ricevere la pensione. Il risultato sarebbe quello di avere una pensione di 24.728€ annui, ossia più di 2.000€ al mese. Una differenza di oltre 800€. Tutto questo senza considerare il credito di imposta che si matura ogni anno grazie alla deducibilità al 100%. Inoltre, se non si deducono i contrubuti, la tassazione è pari a 0. Quindi la vostra pensione sarebbe di 27.173€ annui, ossia 2.264€ al mese.

L'obiettivo non è quello di sferrare una critica verso un sistema che presenta forti lacune, quanto più di consigliare al lettore di iniziare a curarsi della propria pensione fin da subito, perchè più avanti potrebbe essere troppo tardi.

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Diversi milioni di italiani hanno infatti aderito alla previdenza complementare sottoscrivendo un fondo pensione, voi avete già aperto il vostro?